Coronavirus, vietato allenarsi in bici all’esterno: deroga solo per professionisti
Solo i professionisti possono ancora andare ad allenarsi in bicicletta all’aria aperta. Con l’Italia intera ormai in zona rossa, le disposizioni che in questi giorni erano per la sola Lombardia e le altre 14 province si allargano a tutto il territorio. Valgono così per tutti noi le limitazioni anche in fatto di sport. Pertanto, visto che è consentito muoversi solo per “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”, non è consentito uscire in bici per allenamento o divertimento, specialmente al di fuori del proprio comune di residenza. Ovviamente, la bicicletta può essere usata, con le dovute accortezze, come mezzo di trasporto per gli spostamenti e le attività consentite. È quanto emerge dal DPCM pubblicato in gazzetta ufficiale il 9 marzo.
Andare in bici infatti ci esporrebbe a ulteriori potenziali rischi di contagio, che si pedali su strada o in qualsiasi altro tipo di terreno. Senza dimenticare ovviamente un eventuale rischio legato ad incidenti e la necessità collegata di recarsi in ospedale. Sarebbe potenzialmente rischioso anche effettuare uno sforzo eccessivo che potrebbe indebolire, anche solo per alcune ore, il nostro sistema immunitario. Misure che devono essere prese in primis per sé stessi, per le proprie famiglie e, di conseguenza, per l’intera popolazione e società, perché tutti noi possiamo influire sulla diffusione del coronavirus.
Come da Decreto, le sedute di allenamento sono consentite “esclusivamente agli atleti professionisti e atleti di categoria assoluta che partecipano ai Giochi Olimpici o a manifestazioni nazionali o internazionali, atleti che comunque sono tenuti ad essere sottoposti ad elevati controlli sanitari”. Come sottolinea la Federciclismo, una deroga speciale che non vale invece per società giovanili o dilettantistiche, per i cui iscritti è dunque imperativo attenersi alla normativa, in vigore sino al 3 aprile prossimo.
La questione è ambigua, visto che in alcuni tratti del Decreto-Legge del 9 marzo si legge che è possibile svolgere alcune attività sportive e motorie all’aperto, ma sono state le stesse sedi provinciali e regionali della Federciclismo a darne l’annuncio. Un parere condiviso da alcuni giuristi. Ovviamente, aspettiamo (e speriamo per primi) che possa essere possibile, ma per il momento, questo è quanto le autorità ciclistiche hanno comunicato in seguito alla pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale. Il problema del ciclismo, rispetto ad altri sport che si svolgono in un dato luogo, è che implica uno spostamento da un punto ad un altro. Il che evidentemente entra nel campo del divieto di “spostamenti non giustificati”.
Riportiamo qui il testo integrale dell’articolo 1 comma 3 che riguardo proprio il punto in questione. Una ambiguità che rimane tuttavia aperta a possibili interpretazioni vista la peculiarità del ciclismo: “La lettera d) dell’art. 1 decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 è sostituita dalla seguente:
d) sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Gli impianti sportivi sono utilizzabili, a porte chiuse, soltanto per le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali; resta consentito esclusivamente lo svolgimento degli eventi e delle competizioni sportive organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico; in tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, a mezzo del
proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano; lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro”.
Una direttiva che la Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani interpreta dando “conferma che gli atleti professionisti possono allenarsi regolarmente sul territorio nazionale, provvisti ovviamente di documento, tesserino agonistico e autocertificazione. Tutti gli altri sono invitati a restare a casa: in caso di caduta e/o necessità di assistenza, toglieremmo risorse a un sistema sanitario già allo stremo”.
Intanto, si segnalano le prime multe a ciclisti amatoriali che si allenavano in mattinata, ma che erano dunque usciti in strada senza ragioni urgenti e si spostavano senza dunque comprovate esigenze o necessità particolari. “Servono comprovati motivi per tre ragioni fondamentali: lavoro, salute, esigenze personali urgenti – spiega, ad esempio, il questore di Cuneo a La Stampa – In tutti gli altri casi c’è la denuncia per inottemperanza a un ordine legittimo dell’autorità“.
Anche il capo della protezione civile Angelo Borrelli conferma una lettura molto rigida della questione mercoledì pomeriggio, durante la consueta conferenza stampa: “Il consiglio è sempre lo stesso, uscire per lo stretto necessario e indispensabile e anche chi esce a piedi deve portare l’autocertificazione“. Gli spostamenti con qualsiasi mezzo, bici compresa, sono concessi esclusivamente per comprovate ragioni primarie.
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“La questione è ambigua…..”.
Le sedi provinciali e regionali del federciclismo hanno dato l’annuncio ieri, basandosi sul decreto del 8 marzo, ove non vi era la possibilità di fare sport all’aperto. Il nuovo decreto introduce questa possibilità, dunque mi aspetto nuove disposizioni da parte della federciclismo.
Dalla Repubblica cito:
Sport: palestre no, parchi sì
Sono chiuse le palestre, ma si può fare sport all’aria aperta rispettando la distanza di un metro. Chiuse piscine, centri benessere, centri termali, centri culturali e ricreativi.
Corriere della sera cito:
Posso fare sport all’aperto? E un giro in bici?
È consentito andare a correre al parco (a meno che i singoli comuni non decidano di chiuderli) e fare altri sport all’aperto – come un giro in bici — purché si stia a distanza dagli altri. Ripetiamo comunque che l’appello è a minimizzare i contatti sociali, e che il premier ha esplicitamente detto che il senso dell’intero decreto si compendia nella frase: «Io resto a casa».
Nelle leggi quello che non è espressamente vietato è lecito e nel decreto non c’è nessun riferimento al divieto di fare sport all’ aperto
Siamo perfettamente d’accordo per quanto scritto dal Governo (anche se resta aperta la questione degli spostamenti, che può apparire ambigua), ma a dare direttive diverse, da cui nasce l’articolo, è la federciclismo. Che supponiamo abbiamo approfondito l’argomento prima di emetterle.
Leggendo attentamente lo stesso punto d) da voi citato di afferma che
– sono vietati eventi e manifestazioni se non con precise caratteristiche
– sono aperti gli impianti solo per atleti professionisti in certe condizioni
– “lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro”.
Dov’è scritto che non posso andare in bicicletta, rimanendo nel mio territorio comunale e rispettando il divieto di assembramenti di persone (da solo) e la distanza di un metro da chiunque?
Abbiamo citato il decreto appositamente per chiarezza. Personalmente, diamo la stessa interpretazione, ma diversamente sembra aver fatto la federciclismo, che ha dato queste direttive. Inoltre, appare incerta anche l’interpretazione del concetto di spostamento. Plausibile comunque che, all’interno di un parco o di una zona delimitata si possa effettivamente pedalare, rispettando ovviamente in qualsiasi momento la distanza di un metro (forse difficile se ci si sposta in continuazione). Il ciclismo appare come un caso molto particolare, proprio per la sua natura che prevede spostamento da un punto ad un altro. Da non escludere possano pertanti essere fatti dei compendi per regolare quanto rimasto incerto.
È consentito fare attività motoria?
Sì, l’attività motoria all’aperto è consentita purché non in gruppo.
http://www.governo.it/it/articolo/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti-sulle-misure-adottate-dal-governo/14278
La questione, molto dibattuta e controversa al momento, riguarda il fatto che lo stesso decreto sembra contraddirsi per quanto riguarda attività specifiche, come il ciclismo. Come si concilia infatti il primo punto del DCPM con le attività sportive che comprendono movimento? Ovvero, nel decreto del 10 marzo si legge che “le misure di cui all’art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 sono estese all’intero territorio nazionale” (tra queste misure quella da prendere in considerazione è “evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”). Quindi, seppur si indica la possibilità di fare attività motoria al parco, ad esempio, è possibilità andare in bicicletta, che implica necessariamente uno spostamento? Pareri di giuristi ed esperti, interpellati specificatamente sull’argomento, sembrano dire di no, mentre altri suggeriscono comunque la possibilità di una passeggiata in bici, ovviamente da soli e non in gruppo, mantenendo in ogni caso sempre le distanze di sicurezza. Purtroppo, non c’è stato un esponente del governo né un documento ufficiale che si è espresso sul caso specifico di cui stiamo scrivendo (ovvero di ciclismo e bici), lasciandoci con questa ambiguità che può generare incertezza.
Ma perchè date notizie false o imprecise? Solo per fare titoli sensazionalistici… mi spiace per voi
Abbiamo riportato quanto comunicato da alcune sedi provinciali e regionali della Federciclismo, il testo del decreto ministeriale, le considerazioni dell’Associazione dei Professionisti italiani e la comunicazione ufficiale di un questore, che ha fatto applicare il decreto-legge proprio a dei ciclisti che si stavano allenando. Abbiamo scritto delle ambiguità al riguardo, riportando le interpretazioni di coloro che dovrebbero darci delle risposte. Personalmente, come scritto già in risposta ad altri commenti, possiamo avere un parere diverso di questa interpretazione, ma non siamo noi a dare direttive.